Una cicatrice cutanea è il risultato di un processo biologico complesso, che può durare da qualche mese a interi anni. Si possono distinguere cicatrici fisiologiche e cicatrici patologiche, come quelle ipotrofiche, ipertrofiche e cheloidee, spesso associate a malattie o a una particolare predisposizione individuale su base familiare.
Le cicatrici possono restare visibili sulla pelle a seguito di traumi, interventi chirurgici, ustioni, acne o malattie come la varicella. Poiché esse rappresentano spesso
un problema estetico, molti pazienti richiedono di effettuare la rimozione cicatrici, che può prevedere diverse tecniche:
• tecniche chirurgiche: bisturi e laser
• strumenti medici: massaggi, creme o cerotti specifici, infiltrazione di farmaci
• approcci biologici: plasma ricco di piastrine (PRP)
Per la correzione chirurgica generalmente si pratica un intervento ambulatoriale in anestesia locale, che consiste nell’escissione della cicatrice e successiva sutura intradermica.
Il laser CO2 è da preferire se la cicatrice appare sporgente rispetto al piano cutaneo, e necessita di un trattamento ablativo superficiale.
Se ancora la cicatrice appare infossata per la sua brevità rispetto al piano cutaneo, si può intervenire con piccole plastiche di allungamento, chiamate plastiche a zeta.
Le cicatrici da ustioni, così come altre lesioni non lineari estese ad ampie regioni corporee, richiedono per la loro correzione tecniche chirurgiche complesse, come gli innesti di tessuto autologo (eventualmente abbinati al lipofilling) oppure l’ impianto di espansori tissutali.
L’intervento chirurgico, così come ogni altra tecnica per la correzione cicatrici, può offrire un ottimo miglioramento a livello estetico e attenuare o eliminare il fastidio e il dolore, ma non esiste ad oggi una tecnica chirurgica o non chirurgica in grado di far scomparire del tutto una cicatrice permanente.
Ci sono diversi fattori che possono modificare il normale processo di cicatrizzazione, ostacolando il raggiungimento di un risultato ottimale, ad esempio alterazioni della vascolarizzazione e dell’innervazione, carenza di proteine, fumo, diabete o tendenza a formare cheloidi.
L’esperienza del chirurgo e dell’equipe medica e la scelta del miglior approccio terapeutico sono gli elementi che maggiormente determinano il buon risultato dell’intervento.