La ricostruzione mammaria è un intervento di chirurgia plastica che ci consente di ricostruire il seno femminile dopo una mastectomia parziale o radicale, oppure di ripristinare l’aspetto estetico di un seno compromesso da malformazioni o eventi traumatici.
La ricostruzione mammaria post mastectomia si prefigge di ricreare il volume mammario perduto e dare al nuovo seno un aspetto naturale, rendendolo simmetrico e simile alla mammella controlaterale.
A seconda dei casi si possono adottare metodi diversi per la ricostruzione:
• con espansori e in seguito protesi mammarie in gel di silicone (e lipofilling)
• con tessuti autologhi, prelevati da zone del corpo della paziente stessa (e lipofilling)
• con una tecnica che include entrambe le precedenti
Le protesi mammarie sono formate da un guscio esterno in silicone, che racchiude al suo interno gel di silicone coesivo di grado medicale. Le protesi sono disponibili in una gamma talmente ampia di volumi e forme da rispondere alle più svariate esigenze correttive e ricostruttive. L’intervento con protesi è relativamente semplice e breve, ha il vantaggio di evitare alla paziente il prelievo di tessuti da un’area donatrice, che comporta nuove cicatrici e tempi di convalescenza più lunghi.
Questa scelta non comporta solo vantaggi: l’inserimento di una protesi mammaria può dar luogo, anche se in rarissimi casi, a un’ eccessiva reazione tissutale “da corpo estraneo”, che provoca indurimento e dà una forma anomala alla mammella. Si tratta della “contrattura capsulare”, che richiede la rimozione e sostituzione della protesi.
Un altro svantaggio è rappresentato dalla perdita della simmetria, che si verifica soprattutto nelle ricostruzioni monolaterali: mentre la mammella naturale della paziente subisce il normale processo di invecchiamento, quella ricostruita con protesi rimane molto più stabile nel tempo.
Tranne che in rari casi (pazienti giovani, con tessuti compatti e seni piccoli) l’inserimento di una protesi mammaria per ricostruzione è preceduto dall’impianto di un espansore, un dispositivo provvisorio simile alla protesi come forma e dimensioni, che viene posizionato nell’area da ricostruire al di sotto della cute e dei muscoli.
Questa prima fase di ricostruzione avviene quasi sempre contestualmente alla mastectomia, nei centri specialistici dove al chirurgo senologo si affianca il chirurgo plastico, ma può essere effettuata anche a distanza di tempo dall’intervento demolitivo.
Dopo l’inserimento dell’espansore, che è dotato di una speciale valvola, si procede a iniettare al suo interno con frequenza settimanale una certa quantità di soluzione fisiologica, per distendere gradualmente i tessuti creando lo spazio per la protesi mammaria definitiva. Il ciclo di espansione di solito si completa in due/tre mesi, e dopo un’ ulteriore attesa di quattro/sei mesi si può posizionare la protesi definitiva. Durante l’intervento si può effettuare un adeguamento (mastoplastica riduttiva o mastopessi ) della mammella controlaterale, in modo da restituire alla paziente un seno integro dall’aspetto piacevole e naturale.
L’impiego di tessuti autologhi (prelevati da un’area del corpo della paziente stessa) ci permette la ricostruzione di una mammella con caratteristiche fisiche estremamente simili a quelle della mammella opposta, che in questo modo non deve subire alcun intervento di adeguamento. Non utilizzando protesi, non ci sono interferenze con un’eventuale radioterapia post-operatoria, anche se questa in genere influenza negativamente i risultati della ricostruzione.
Un esempio di ricostruzione con tessuti autologhi è il lembo addominale, che prevede il ripristino del volume mancante con tessuto prevalentemente adiposo prelevato dall’addome, permettendo di ottenere un duplice vantaggio: la mammella ricostruita ha una morbidezza e una palpabilità molto simili a quelle di un seno naturale, la riduzione dell’accumulo adiposo addominale (tipicamente presente in pazienti di media età) offre un risultato estetico del tutto simile all’addominoplastica.
L’intervento con lembi miocutanei è più complesso rispetto all’inserimento di espansori e protesi, richiede la presenza di equipe e strumentazione specializzate ed è più invasivo, con degenza più lunga e ulteriori cicatrici, deve perciò essere svolto solo se ci sono indicazioni specifiche.
Il lipofilling è una tecnica chirurgica che prevede il trasferimento di grasso autologo prelevato dalla paziente in un’area in cui è necessario aggiungere volume. Costituisce un validissimo complemento all’intervento di ricostruzione mammaria, sia essa con protesi che con lembi miocutanei. Il lipofilling permette di dare una consistenza più morbida e naturale al seno ricostruito, migliorandone la forma e la simmetria, e al tempo stesso ha un’influenza positiva sull’aspetto delle cicatrici e sulla qualità dei tessuti (anche se sottoposti a radioterapia), grazie alla presenza nel tessuto adiposo di numerose cellule staminali.